
San Francesco di Paola e il cibo, tanti i collegamenti,
dal miracolo del pane alla scelta del ‘quarto voto’, ovvero il regime di
Quaresima perenne per i suoi Minimi. Ma erbe e cibi erano anche la sua ‘copertura’
per fare i miracoli.
Ecco un passo del mio libro “Francesco, un nome un
destino”, scritto nel 2007, nel cinquecentenario dalla morte.
L’orto dei miracoli
Tisane, stracotti, infusi, impacchi: San Francesco voleva
in qualche modo ‘giustificare’ la sua capacità di fare miracoli e quasi mai per
guarire una persona utilizzava la semplice imposizione delle mani. Prendeva le
erbe della sua terra e le utilizzava come ‘tramite’ tra cielo e terra per le
sue guarigioni suggerendo alla gente di stenderle sulla parte malata o di berne
l’infuso. In alcuni casi mandava ai malati, come rimedi per guarire, anche
frutti, radici, biscotti, pane secco. A tutti una cosa però la ricordava: “È la
fede nel Signore che guarisce”. E infatti alcuni prodigi avvenivano ancor prima
che la gente si accingesse a preparare il medicamento consigliato da Frate
Francesco.
Il Santo si servì non solo delle erbe che crescevano
spontaneamente nella terra calabrese. Coltivò presso l’eremo di Paola un vero e
proprio orticello dove teneva alcune delle piante che utilizzava per guarire.
La gente lo sapeva e lo chiamava l’ “orto dei miracoli”. Molti andavano da lui
con grande fede e non si chiedevano come mai quelle semplici erbe riuscivano a
fare miracoli. Ma lo scettico di turno c’era sempre, perfino tra i suoi frati.
E Francesco rispondeva che, a chi aveva fede, Dio manifestava anche la virtù
delle erbe. I medici dell’area circostante il convento di Paola, invece quando
la fama di taumaturgo di Francesco cominciò a diffondersi di paese in paese, si
adirarono veramente contro quel frate che toglieva loro clienti senza nessuna
conoscenza della scienza medica. Lo chiamavano “erbaiolo” e assoldarono anche
un frate francescano affinché riuscisse a dimostrare e a denigrare l’eremita di
Paola. Ma l’impresa non riuscì perché il fraticello altro non poté fare che
constatare la santità e la reale capacità di fare miracoli di Francesco e,
secondo quanto riporta la tradizione, pentito gli si gettò ai piedi,
chiedendogli perdono, per essersi prestato a questa operazione.
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