
Il Papa si apre con naturalezza parlando di tutto, dalla
sua insofferenza, quando era Papa, per le visite dei politici, allo Ior che era
"un punto di domanda", dal fatto che non si aspettava l'elezione di
Bergoglio al suo rapporto con Wojtyla. Passando anche per dettagli più intimi
come il fatto che ami fare la 'pennichella', abitudine che ha preso da quando è a Roma, sia da anni cieco da un occhio o cosa voglia che
sia scritto sulla sua lapide.
Ride durante la conversazione, diverse volte. Come quando
racconta della zia che fece 'marameo' ai nazisti che passavano su un treno. Ma
anche piange, quando ricorda le campane che lo salutarono nel momento in cui,
dopo la rinuncia, lasciò in elicottero il Vaticano per ritirarsi a Castel Gandolfo.
Parla della rinuncia, delle riforme, ma con tenera
semplicità anche del suo rapporto con Dio. Bello. Da leggere.
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