
Nacque da un umile famiglia nella cittadina del
foggiano, in Puglia. Entrò da giovane tra i Minori conventuali del suo paese
natale per poi completare il Noviziato a Monte Sant'Angelo sul Gargano dove
emise la professione il 23 agosto 1696. Quindi, nel 1703 fu mandato nel
convento di Assisi dove fu ordinato sacerdote l'11 settembre 1705. Passato a
Roma, nel collegio di San Bonaventura, tornò ad Assisi fino al 1707 quando rientrò
a Lucera. Qui si dedico soprattutto ai bisogni dei poveri e dei sofferenti;
devotissimo alla Vergine, fu particolarmente vicino ai carcerati e ai
condannati che accompagnava fino al luogo del supplizio. Morì il 29 novembre
1742. Ancora oggi la sua tomba, nella chiesa di San Francesco a Lucera è meta
di pellegrinaggi. Proclamato beato il 15 aprile 1951 da Pio XII è stato
canonizzato da Giovanni Paolo II il 13 aprile 1986.
Tra i miracoli a lui
attribuiti, quello dell’arrivo di una pioggia attesa dalla popolazione con
trepidazione; era d’estate ed una notevole siccità tormentava le piante, gli
animali e le persone. I pozzi si erano quasi tutti essiccati. Padre Francesco si
recò al monastero cittadino delle suore di Santa Caterina, delle quali era
stato nominato confessore dal Vescovo. Quando giunse alla porta del convento,
vide l’inserviente che diceva ad un gruppo di persone che nella cisterna non
c’era più un goccio d’acqua. Il frate intervenne, pregandola di andare a
prendere l’acqua e di darla a quella povera gente. Ma l’inserviente: “Da poco
sono andata a tirare il secchio; viene su solo terriccio”. “Vai nuovamente a
vedere, replicò il Padre Maestro, perché di acqua ce n’è molta”. Di fronte
all’insistenza del Padre l’inserviente andò e con grande meraviglia osservò che
la cisterna era piena e che l’acqua era sufficiente per tutti. Rientrato nella
sua comunità, erano ad attenderlo il barone Orazio Zunica, il conte Giammatteo
Mosca ed altri patrizi lucerini, preoccupati per la siccità che stava rovinando
tutte le coltivazioni. Don Orazio Zunica si lamentò, implorando il Padre
Maestro a fare qualcosa per evitare la rovina degli agricoltori. E Fasani: “Ma
l’acqua c’è, siete voi che non la volete. Datemi quei sacchetti pieni di monete
d’oro e vedrete che la pioggia scenderà”. Tutti lo guardarono sbigottiti, e Don
Orazio: “Ma Padre, ora la pioggia si compra?”. “No – rispose il Padre Maestro –
non si compra; quei soldi sono per tanta povera gente che ogni giorno affolla i
vostri palazzi e le nostre chiese nella speranza di un tozzo di pane”. I
signori allora compresero il senso di quelle parole e misero nelle mani di
frate Francesco Fasani tutti i soldi che avevano addosso. San Francesco Antonio
andò in chiesa a pregare davanti all’altare dell’Immacolata. Pregò senza
interruzione tutta la notte ed il giorno seguente, finché la pioggia non scese
abbondantemente dal cielo, salvando le coltivazioni.
Commenti
Posta un commento