
Il frate scrittore ripercorre e commenta i
tanti episodi evangelici che hanno come scenario proprio la tavola. "Sono
stufo di vedermi presentare in 'pretesco', in un linguaggio troppo teologico,
un Cristo che somiglia tanto - spiega fra Alfonso - a una figurina da attaccare
sul parabrezza di una macchina ma che ha poco a che fare con l'umanità". E
allora, scherzando, ma non troppo, nel libro si ripercorrono le storie narrate
dal Vangelo: l’ultima cena con la lavanda dei piedi, le nozze di Cana, oppure
la parabola in cui il Regno di Dio è presentato come un banchetto di
matrimonio. Si parla degli apostoli che "si imbucavano" perché se
Gesù mangiava "a scrocco" perché invitato, loro invece approfittavano
dell'amicizia con il Maestro. C'è poi l'episodio della cena a casa di Matteo,
l'esattore delle tasse ovvero uno che "lavorava presso l'Equitalia di
allora". E poi tutti gli episodi a partire dalla Pasqua quando Cristo,
risorto, per farsi riconoscere dai suoi fa gesti familiari, come lo spezzare il
pane con i discepoli di Emmaus, o il chiedere da mangiare quando appare agli
apostoli chiusi per paura nel Cenacolo.
Citando infine Papa
Francesco ("Gesù nasce come Pane per noi", dall'omelia della messa di
Natale del 2016), frate Alfonso conclude: "Tutte le volte che ha scroccato
del cibo è stata la scusa buona per mettersi allo stesso livello dell'umanità,
per farsi prossimo, in modo da offrire a tutti in abbondanza il suo cibo per la
vita eterna".
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