
Ottenuti i diritti di uso dell’immobile vi si
trasferì a vivere nelle condizioni in cui si trovava. Lo raggiunse un secondo
monaco, Joakin, e alcuni artigiani che accettarono di condividere l’impresa
della ricostruzione e dell’ampliamento dell’edificio originale, eretto attorno
a una antica torre di guardia a picco sull’Egeo.
Mentre si rifacevano tetto e pareti cadute,
Epifanio volle occuparsi di due aspetti pastorali della kèlla, legati
alla sua vocazione: l’accoglienza e la produzione di vino. Venne costruita una
piccola foresteria in grado di accogliere in semplicità una decina di ospiti e
furono piantati alcuni ettari di vigneto.
Il vino che produce è conosciuto e apprezzato
in Grecia e anche al di fuori dei suoi confini e la foresteria è quasi sempre
piena di pellegrini che sono accolti con grande gentilezza. Provengono da molte
parti del mondo, anche dall’Italia.
Epifanio – scrive ancora il giornale vaticano
- è un ottimo cuoco, a lui si affida il monastero di Iviron per la cura del
grande banchetto organizzato per la ricorrenza dell’Assunzione. Nel Monte
Athos, che secondo tradizione è il giardino della Madonna, la festa ha una importanza particolare. La cucina non è dunque una funzione secondaria a
Milopotamo; preparare un piatto per qualcuno un atto d’amore molto
significativo, che ha il pregio della concretezza e dell’immediatezza. Allo
stesso tempo, attraverso la preparazione dei cibi Epifanio conserva e comunica
esperienze della memoria monastica, fatta di ingredienti poveri, di digiuni e
della proibizione di mangiare carne, ma capace ugualmente di realizzare piatti
gustosi e raffinati.
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