IL DIGIUNO DI FILIPPO

Il digiuno che gli ortodossi osservano nelle settimane prima di Natale rappresenta uno dei periodi spiritualmente più intensi dell’anno. L’astinenza – scrive l’Osservatore Romano - dura quaranta giorni, dal 15 novembre al 24 dicembre, durante i quali non è possibile mangiare carne, latticini e uova; permesso invece il consumo di pesce, olio e alcolici tutti i giorni a eccezione del mercoledì e del venerdì. Dal 18 al 24 dicembre, vigilia della festa, vi è licenza solo di olio e vino, ma non di mercoledì e venerdì, giorni della settimana in cui — in qualsiasi periodo dell’anno perché ricordano il tradimento di Giuda Iscariota e la passione e la morte di Gesù — i fedeli ortodossi osservanti mangiano solamente pane, pasta, riso, verdure, frutta, escludendo dunque le proteine animali, a eccezione di crostacei e molluschi, considerati né carne né pesce. Solo cibi secchi poi, ovvero non cucinati, il primo giorno di digiuno, il 15 novembre, altrettanto il giorno di vigilia, 24 dicembre. Diverso invece il periodo preso in considerazione dalle Chiese ortodosse che seguono il calendario giuliano: per esse i quaranta giorni cominciano il 28 novembre per concludersi il 6 gennaio, celebrando com’è noto il Natale il 7 gennaio. In Russia, la sera della vigilia, è tradizione mangiare il sočivo, piatto di verdure a base di chicchi di grano scottati, talvolta riso o lenticchie, mescolati con semi, noci, succo e miele.

Le prime testimonianze storiche relative al digiuno della Natività (chiamato anche “digiuno di Filippo” perché comincia il giorno dopo la ricorrenza liturgica ortodossa del santo apostolo) risalgono al V secolo per l’Occidente e al VI secolo per l’Oriente, anche se Basilio Magno scriveva che «è antico quanto l’umanità stessa» perché «il digiuno è stato prescritto in Paradiso».

Astinenza da ogni peccato, non solo di gola, come ricorda Fozio il Grande: «Il digiuno accettato da Dio è quello che all’astensione dal cibo unisce l’avversione per il vaniloquio, l’invidia, l’odio e altri peccati. Colui che digiuna dal cibo ma è dominato dalle passioni assomiglia a colui che ha messo fondamenta splendenti nella casa che ha costruito ma lascia che con lui vivano serpenti, scorpioni e ogni velenoso rettile». E, ancora, san Giovanni Crisostomo: «Chi crede che il digiuno sia solo astenersi dal cibo si sbaglia. Il vero digiuno è allontanarsi dal male, frenare la lingua, mettere da parte la rabbia, domare le concupiscenze, fermare la calunnia, le bugie e lo spergiuro».

 

Ricetta del Socivo

Ingredienti: 100 grammi di semi di papavero; 1 bicchiere di grano; 100 grammi di gherigli di noci; 2-3 cucchiai di miele; zucchero q.b.

Preparazione: Si dispone il grano nel mortaio e lo si lavora con il pestello, aggiungendo l’acqua riscaldata in un pentolino, fino a quando i chicchi non saranno sufficientemente separati. Una volta terminata la procedura, si dovrà cucinare il composto, mescolando ed aggiungendo ad esso zucchero e miele. Nel frattempo, si dovranno battere i semi di papavero e dopo averli lavati bene, aggiungerli al composto, terminando con l’aggiunta di altro miele e, una volta tolta la pietanza dal fuoco, delle noci.

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