Il rapporto tra i cristiani e il cibo è tutt'altro che
negativo e la Bibbia è intrisa di storie che vedono in primo piano il momento
del mangiare, atto per superare la fame ma anche per stare insieme. E anche Gesù
in fondo aveva "un debole per la buona tavola". Lo sottolinea Rosalba
Manes, teologa e biblista che insegna alla Pontificia Università Gregoriana. Nel
suo libro, "E mangerete cose buone" (Edizioni Messaggero
Padova), ripercorre il ruolo del cibo nei racconti biblici. In primo piano il
pane, ma anche il vino, e tra i primi racconti del libro sacro c'è, per esempio,
l'ubriacatura di Noè.
Centrale è il
rapporto tra Gesù e la buona tavola, fatto per il quale viene anche criticato
dai suoi detrattori che lo contrappongono a Giovanni Battista, dedito al
digiuno. Ma per Gesù sedersi a tavola è un modo per creare rapporti di
amicizia, è "una cattedra dove insegna a vivere e relazionarsi con i fratelli
e con Dio". E allora l'autrice ricorda anche che nel Vangelo, nel capitolo
ventuno di Giovanni, c'è "una scena sorprendente", quella di Gesù
che, già Risorto, appare ai suoi discepoli mentre fa un "barbecue",
arrostisce del pesce per loro.
E anche il vino
nella Bibbia è tutt'altro che demonizzato. E' protagonista del primo miracolo
di Gesù nelle nozze di Cana e, dai Salmi al Qoelet, è esaltato per le sue
proprietà dissetanti, per la sua capacità di comunicare allegria e di allietare
il cuore dell'uomo.
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