LACRIME E OUZO

Lesbo è la capitale dell’ouzo, la tipica bevanda alcolica della Grecia. Si beve allungato con l’acqua e ghiacciato e nell’isola, come in tutta la Grecia, ci sono gli ouzeri, localini dove si beve e si mangiano mezedes, spuntini a base di polpo, sardine, zucchine fritte, insalate. Ma Lesbo è molto di più: perla dell’Egeo, con i suoi panorama mozzafiato, il mare azzurro e il cielo limpido, le casette basse e una costa che sembra non finire mai, è uno dei paradisi in terra per i turisti.
Oggi paradiso e inferno. Oggi il cuore diviso a metà tra l’isola delle vacanze, dove i caffè sono pieni ed è possibile già fare il bagno a mare, e l’isola dei profughi con il Campo Moria dove si arriva ma non si sa se si riparte. Di fatto una prigione a cielo aperto per quei rifugiati, soprattutto siriani, in cerca di un futuro diverso.
E’ questa la Lesbo che ho visto ieri, tra le bellezze inaspettate e le lacrime dei bambini, tra lo struscio dei gitanti e la disperazione dei profughi.

A Mitilene, subito dopo l’insenatura del porto e la via dei ristoranti, delle ragazze facevano il bagno. Altre sulla spiaggia prendevano il sole. Otto chilometri più in là, appunto al Moria Refugee Camp, lo stesso sole piangeva. Un bambino lo ha visto così, ha fatto un disegno e lo ha regalato a Papa Francesco. Il bel mare Egeo, in un altro disegno di un piccolo migrante, è diventato la trappola mortale per un amichetto. Appare così Lesbo, ieri al centro del mondo per la visita di Francesco. Qualcuno arriva sulla bella barca, qualcun altro con il barcone. Un cuore diviso a metà, quello della Lampedusa greca, che comunque cerca di essere, per quel che può, solidale. Una giornata impossibile da dimenticare.





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