Pantaloni stazzonati, maglia comoda, mani callose per il
lavoro. Il polacco che accudisce il Campo dei pastori a Betlemme tutto ha meno
che l’aspetto di un frate francescano. Con la busta delle offerte destinate
alla Custodia di Terra Santa andiamo in sacrestia e chiediamo dove è il frate
guardiano di quel luogo santo a Beit Sahur. “Sono io”, risponde con un sorriso. “Perché non indossa il saio? Qui al campo dei pastori c’è solo lui – ci spiega la guida – e non c’è solo la sacrestia, gli altari da sistemare. Ma anche le
piante, la pulizia del luogo. Insomma i frati qui sono tutto-fare”.
Avrà almeno una settantina d’anni il frate di Ain Karem.
Seduto sul muro di cinta guarda il panorama e i pellegrini come noi. Faccia
simpatica, occhiali da sole e cappello da adolescente,che
non esita a sventolare in segno di saluto festoso. E’ spagnolo ed è tanti anni
che è qua a salvaguardare il prezioso sito del Magnificat, il luogo dove Maria,
già incinta di Gesù, si recò per aiutare la cugina Elisabetta, in attesa di
Giovanni Battista.
E’ di una nazionalità invece indefinibile il frate che
stanco del chiasso nella Cappella dell’Arresto (il luogo a Gerusalemme dove la
tradizione vuole che sia stato arrestato Gesù) si piazza sull'ingresso con un
cartello in cui in tutte le lingue c’è scritto “silenzio”. Passa ore così a ricordare alla gente che quei luoghi di Terra Santa
non sono un posto per turisti ma innanzitutto di preghiera.
C’è poi il simpatico frate del Getsemani, ai piedi del
Monte degli Ulivi nella Città Santa che ci apre eccezionalmente il cancello
dell’orto sacro, quello che è stato testimone dell’agonia di Gesù, per farci
fotografare gli ulivi da vicino. E’ spagnolo, “prestato” da decenni alla
Custodia. E ancora, conosciamo Abuna (padre in arabo) Mario
Hadchiti, che incontriamo una volta come frate guardiano del Monte Tabor e poi
come parroco a Gerico. Libanese, sorriso aperto, dice fiero: “Io sono proprio
‘figlio’ della Custodia”, ad indicare che la sua vocazione e il suo ministero è
un tutt'uno con la Terra Santa.
Frate Alessandro Coniglio, ancora, con la Bibbia stampata nella testa e soprattutto nel cuore, e te la racconta con le parole, ma anche
con i gesti e con gli occhi.
E poi ci sono i frati del Santo Sepolcro. Alle 16
comincia tutti i giorni la loro processione, un privilegio ma anche un ‘dovere’
perché le regole dello statu quo, che disciplinano la divisione degli spazi e
dei tempi tra le chiese cristiane nel luogo che vide la crocifissione e la
resurrezione di Cristo, sono impietose. Basta arretrare con i propri tappeti di
un metro o non celebrare una funzione assegnata per perdere terreno e diritti
per sempre.
Fr. Francesco Patton |
Sono i “frati della corda”, così li chiamano in Terra
Santa. I francescani che da secoli sono nei luoghi santi a preservare i
santuari più importanti della cristianità. Piccolo gregge che ha fatto del
dialogo da sempre la sua carta d’identità.
A guidarli c'è frate
Francesco Patton. Il nome di battesimo è già un programma, come furono anche le sue prime parole:
“Andrò con umiltà, in punta di piedi”.
Trentino, ha preso il posto, dopo dodici anni, di padre Pierbattista Pizzaballa,
oggi Amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme; il francescano catapultato a soli 25 anni in Terra
Santa. Parla, oltre l’italiano e svariate lingue europee, l'ebraico e
l'arabo, perché la sua missione lì non poteva che essere un 'ponte' in un Medio
Oriente dove sembra così difficile convivere in pace.
Fr. Pierbattista Pizzaballa |
La Custodia di Terra Santa, come entità giuridica, nasce
il 21 novembre 1342, quando papa Clemente VI riconosce questa realtà esistente
da più di un secolo. Fino al 1342 il Ministro provinciale, residente a Cipro
(sede ufficiale della Provincia Ultramarina o di Siria dal 1291, dopo che la
presa di Acri ha costretto i frati a lasciare la Terra Santa), aveva il
permesso di inviare ai Luoghi Santi due frati ogni anno. Dal momento della
costituzione della Custodia, il Ministro generale può inviare in Terra Santa
frati provenienti dalle più diverse parti del mondo. La prima presenza
francescana in Terra Santa risale agli anni 1217-1218, prima con fra Elia da
Cortona ed altri frati, poi con san Francesco negli anni 1219-1220, mentre
durante la V Crociata Francesco era diretto al campo di Damietta in Egitto.
E da secoli tra i loro compiti c’è anche l’accoglienza ai
pellegrini. Le loro Casa Nova sono a due passi dai luoghi più sacri della terra
Santa, a Gerusalemme, Betlemme, Nazareth, Ein Karem, Tiberiade e Tabor. Si può
pernottare e mangiare. A Gerusalemme con circa 15 euro offrono un buffet di
pietanze un po’ italiane e un po’ arabe. Non manca la pasta neanche al
Casanova di Betlemme, vera oasi per riposare e riparare dal caldo che già
questo mese di maggio sfiora i 40 gradi.
Casanova – Gerusalemme (Israele), Casanova Street
Casanova – Betlemme (Palestina), Manger Square
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