SHABBAT SHALOM

Lo shabbat comincia il venerdì al tramonto, quando volge al termine il giorno di festa dei musulmani. E così il week-end in Israele dura tre giorni perché dopo il venerdì delle moschee e il sabato sacro agli ebrei c’è la domenica dei cristiani.
Il venerdì sera tutti i negozi chiudono rapidamente e una parte consistente di Gerusalemme, dopo la cena e dopo aver preparato i pasti che si consumeranno anche il sabato (perché nel giorno del riposo neanche si cucina), si riversa al cosiddetto Muro Occidentale, quello che in tutto il mondo è conosciuto come Muro del Pianto.

Arrivano a piccoli grappoli i ragazzi con i cappotti neri, barba e riccioli che cadono sul viso, cappelloni di pelliccia, nonostante il caldo che già in questi giorni già assedia il Paese. Ci sono anche le donne con le gonne fino ai piedi, le camicie con le maniche lunghe e i foulard o le parrucche che coprono la testa. E anche i bambini indossano la kippah e le camiciole dalle quali spuntano i filatteri; le bimbe già vestite con gonne scure e sotto il ginocchio.

Con il passare delle ore gli ebrei di Gerusalemme, ortodossi e non, convergono verso il Tempio, molti quasi correndo, e al sopraggiungere della sera la grande area del Muro è piena di gente. Anche noi passiamo il metal detector e i controlli di polizia per andare a toccare quella parte del secondo tempio di Gerusalemme. 

Le regole per accedere al Muro del Pianto sono abbastanza rigide: è di fatto una sinagoga all'aperto e quindi un’ala, la più grande, è riservata agli uomini e l’altra alle donne. Se nella parte femminile il clima è abbastanza rilassato – c’è chi prega ma anche chi passa con un vassoio pieno di dolcetti – dall'altra parte prevale la rigidità dei riti. Tanto per cominciare si entra tutti con la kippah, il berrettino indossato dagli ebrei osservanti e praticamente d’obbligo nelle sinagoghe, e per chi non la ha all'ingresso c’è chi ne distribuisce di carta bianca, usa e getta. Tra i grossi blocchi che compongono il muro giallo ocra c’è chi infila i biglietti con preghiere rivolte a Dio e chi prega dondolandosi. E’ proprio per questo movimento che il luogo è conosciuto come Muro del Pianto. Ma non è una lamentazione quella degli ebrei, piuttosto la risposta all'invito di Davide che nel Salmo dice: “Tutte le mie ossa diranno: Oh Signore, chi è come Te’’. Da qui dunque i pii usano dondolare il corpo durante la preghiera. Pregano poi indossando il tallit, il mantello bianco con le bande azzurre, ed i tefillin, le scatoline di cuoio legate intorno alla fronte che contengono le scritture.
Nella zona femminile sono molte le ebree che mettono la scrittura sugli occhi. Ma è arrivata al tempio anche la tecnologia e qualche ragazza ha sostituito il libro della preghiera con lo smartphone. Alla fine tutte escono a marcia indietro per non voltare le spalle al sacro Muro.
E quelle pietre maestose, ciò che resta delle fondamenta del tempio, la costruzione più imponente che ci sia mai stata a Gerusalemme e che ora di fatto reggono la Spianata delle Moschee, sono la speranza per quegli ultraortodossi che vorrebbero vedere il tempio ricostruito. Una vetrina del cardo Massimo, la strada che si sovrappone all'antica via romana che collegava la parte Nord a quella Sud della città, ha in bella mostra il plastico della ricostruzione. Dentro si prendono le adesioni per un’associazione sionista. Il negozietto sopra la scalinata ha tra i giochi da tavolo dei bambini proprio uno in cui si simula la ricostruzione del tempio. “L’anno prossimo a Gerusalemme”: è questo l’augurio che ci si scambia nella Pasqua ebraica, ovunque ci si trovi nel mondo. E il pensiero va a quel Muro, a quelle pietre maestose del Tempio.

Salendo le scale, dall'area del muro al quartiere ebraico, si incontra subito un piacevole fast-food. Chiaramente kosher, con tanto di certificato del Rabbinato in bella vista. Aperto tutti i giorni ma chiaramente chiuso a shabbat. Gentili i ragazzi al banco, suggestiva la piazzetta in pietra nella quale sono dislocati i tavoli. Con 10-12 euro si mangia il classico piatto di humus, verdure e falafel. Si spende anche meno per un panino.
Courtyard - Gerusalemme, Misgav Ladach Road


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