TROPPO CIBO NELLA SPAZZATURA

“Quello che mi scandalizza non è che ci siano i poveri e i ricchi, ma lo spreco”: così diceva Madre Teresa di Calcutta, che rifiutò anche il banchetto tradizionale per i vincitori del premio Nobel per la Pace, chiedendo che i 6mila dollari stanziati venissero destinati ai poveri.
Di spreco alimentare parla anche il libro “La povertà alimentare in Italia: le risposte del secondo welfare”, curato da Franca Maino, ricercatrice all’Università degli Studi di Milano, con Chiara Lodi Rizzini e Lorenzo Bandera (Il Mulino).

Gli abitanti dell’Unione europea buttano circa 180 chili di cibo pro capite all'anno, per un valore che in Italia si attesta sopra i 12 miliardi di euro. Accanto a questo però gli autori segnalano anche un altro fenomeno: su poco meno di 60 milioni di italiani, sei (circa uno su dieci) non riescono ad avere un’alimentazione adeguata per una vita dignitosa. La povertà alimentare riguarda più il Sud (in particolare Sicilia e Calabria), ma nessuna regione è immune a questo problema crescente. Se nel 2007 le famiglie colpite da questo fenomeno erano solo il 3%, oggi sono più che raddoppiate. E la crescita è legata soprattutto all'aumento delle categorie a rischio: non solo anziani, ma sempre più giovani e minori, famiglie con figli e persone che non percepiscono un reddito adeguato per proteggersi da tutti i rischi.
Gli autori evidenziano che la crisi economica ha contribuito senza dubbio ad aumentare il rischio di povertà, ma ha messo in luce anche limiti sempre più evidenti del welfare tradizionale. E allora occorre rimboccarsi le maniche tutte e procedere per vie alternative.
Molte sono le realtà impegnate nella solidarietà e in questo settore ha un ruolo di primo piano il Banco Alimentare.

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