Con i 262 rintocchi della campana Maria Mater Orphanorum
e la lettura di altrettanti nomi delle vittime è cominciata la commemorazione
dei 60 anni della tragedia di Marcinelle, in Belgio, quando alle 8.10 dell'8
agosto 1956 un incendio nella miniera di carbone di Bois du Cazier uccise 262 persone,
di cui 136 italiani.
Un affresco di quell'Italia è nel bel libro di Girolamo
Santocono, “Rue des Italiens”, uscito trent'anni fa in Belgio ma tradotto solo
una decina d’anni fa in italiano. Un racconto autobiografico, dove l’italiano si
mischia con i dialetti e nel quale la fatica del lavoro in miniera viene
rinfrancata da una partite a carte, il profumo del sugo col basilico, la tavola
con la pastasciutta e il Valpolicella. Come a casa.
Il protagonista ripercorre il suo arrivo in Belgio da
bambino e il mosaico colorato di quelle famiglie di minatori e operai.
Abruzzesi, siciliani, marchigiani. Litigiosi ma alla fine tutti stretti dal fatto comune di essere
italiani.
Oggi sulle sponde del Canal du Centre nei pressi di La
Louvière, un luogo in cui ancora tutto parla di quella migrazione degli italiani, le vecchie abitazioni di minatori sono state trasformate in un
ristorante, La cantine des Italiens. “La cantine”, proprio come era
soprannominata poeticamente l’abitazione del protagonista di Rue des Italiens.
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