Tanto è stato scritto sulla richiesta della
diocesi di Milano di non festeggiare gli anniversari di matrimonio per non turbare le persone 'ferite' da una storia che non c'è più. Ne torno a
parlare qui solo perché le giustificazioni date dopo le reazioni (comunque a
mio avviso fondate perché arrivare a 10, 25 o 50 anni di matrimonio è comunque
una bella cosa e non si capisce perché debba restare nascosta o riservata) fanno
riferimento a quelle usanze di fare festa. “Si è voluto cioè evitare che tutto
l’impegno pastorale – sottolinea la Chiesa di Milano sul suo sito - si
riducesse all'organizzazione di una celebrazione liturgica festosa a cui faceva
seguito un grande momento distensivo di condivisione intorno al pasto”. E
perché no? Gesù non si è forse manifestato ad un banchetto di nozze? Quante
conversioni si contano attorno a una tavola? E non era il Nazareno l’abile
cuoco che non disegnava di preparare pesce arrostito per i suoi? Forse a volte
ci prendiamo troppo sul serio e perdiamo di vista che la gioia (e la festa, e magari
pure la tavola) può essere un modo per vivere la propria fede.
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