UN PATRONO PER LA BIRRA

Arnolfo di Metz (582-640) nacque in una famiglia importante della ex Gallia romana, dominata dai franchi con le loro lotte di famiglia. Arnolfo apparteneva ad un casato importante: studiò, sposò la giovane aristocratica Doda, dalla quale ebbe due figli, ed entrò al servizio di Teodeberto II, re franco di Austrasia (Alsazia, Lorena e parte del Belgio attuale). Poi tutta la Francia passò a Clotario II e Arnolfo fu nominato consigliere regio. Nel 614, sposato e con figli, fu nominato vescovo di Metz, per iniziativa sempre del re. La città lo annovera tra i grandi vescovi. Alcuni biografi parlano di suoi ritiri in solitudine già durante l'episcopato. Nel 627 ottiene il permesso di lasciare la diocesi per ritirarsi in un luogo in cui nessuno lo conosce: è un monastero fondato dal suo amico Romarico, un altro che aveva lasciato la corte e il re. Qui Arnolfo trascorre gli ultimi anni e il suo corpo sarà poi traslato a Metz.
Una leggenda narra che, dopo la sua morte, suo nipote e successore come vescovo di Metz, Goerico, fece traslare le sue reliquie dall'Abbazia di Remiremont a Metz. Per la traslazione ci fu una processione piena di gente Era il 18 luglio (giorno in cui si celebra la festa liturgica) ed il caldo estivo rendeva insopportabile il cammino ed il trasporto del pesante reliquiario. La processione si fermò in un paesello di nome Champignuelles e nell'unica osteria del luogo era rimasto un solo boccale di birra. Ciascuno si accostò il boccale alla bocca, sperando nel miracolo da parte del già venerato come santo, Arnolfo, ed il miracolo accadde: tutti bevvero ed il boccale non rimase mai vuoto.

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