La storia è quella di un bravo ragazzo di una
famiglia di imprenditori, gli Ambrosoli, quelli del miele e delle caramelle.
Lui però lascia tutto, la casa e la famiglia, e il futuro sicuro e
agiato nell’industria dolciaria, per curare i malati in Africa. E’ padre
Giuseppe Ambrosoli, comboniano, raccontato in una nuova biografia "Chiamatemi
Giuseppe", di Elisabetta Soglio con Giovanna Ambrosoli, per le edizioni
San Paolo, che esce a trent'anni dalla sua morte e a sessanta dalla nascita
dell'ospedale da lui fondato
L'infanzia e gli anni della scuola a Ronago,
in provincia di Como, poi gli studi a Londra per diventare medico, infine la scelta
di consacrarsi a Dio, assicurandosi però prima che la vocazione potesse
procedere di pari passo con il suo desiderio di curare la gente. E' questo
padre Ambrosoli, che sceglie di essere medico e uomo di Dio in Africa. A
Kalongo trova un dispensario medico e lo trasforma negli anni in un ospedale
all'avanguardia, puntando sulle professionalità locali.
Nel libro si racconta la straordinaria vicenda
umana del sacerdote e l’importante opera creata da ‘Brogioli’, come lo chiamavano gli africani e come
sono stati battezzati molti bambini a Kalongo, ma anche la difficile situazione
dell’Uganda di quegli anni. Padre Ambrosoli morirà in quella terra amata, senza
la possibilità di ricevere cure, quelle che lui invece aveva dispensato a tutti
con una dedizione totale.
Il “Dr. Ambrosoli Memorial Hospital” a Kalongo oggi serve
una popolazione di circa 500mila persone e fornisce assistenza a circa 50mila
pazienti l'anno. E' dotato di 271 posti letto e ha 5 reparti. La vendita del
libro "Chiamatemi Giuseppe" contribuirà a sostenere l'ospedale e la
scuola di ostetricia fondati da padre Giuseppe.
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