Per fare un buon pane serve anche l’aria buona.
Questo almeno è quanto certificato in un raro documento che descrive la vita
all’interno delle Mura Leonine: la “Nuova descrizione del Vaticano” di Giovanni
Pietro Chattard, datata 1767.
Nel piccolo Stato della Città del Vaticano c’è
anche una ‘Piazza del Forno’. E’ un po’ uno snodo che collega i giardini
vaticani alle varie vie che portano alle uscite, da una parte Piazza Santa
Marta e dunque l’uscita del Perugino, dall’altra la Piazza del Belvedere dalla
quale si prosegue verso Porta Sant’Anna. E la Piazza del Forno ha la sua storia
legata alla ‘fabbrica’ dove si produceva il pane pontificio.
La prima curiosità è proprio sulla “ottima” qualità
del pane “tanto decantato per la squisitezza”, legata anche ad “una vena
particolare dell’acqua di San Damaso”. Ma trasportando la stessa farina e la
stessa acqua in altre parti di Roma – riferisce l’autore di questo saggio di
oltre due secoli fa - non si riesce a fare pane “di quella perfezione”,
rispetto a quello che si cuoce in Vaticano, “onde convien dire che l’aria
istessa molto vi contribuisca”.
Altra curiosità è che nei secoli scorsi i forni
in Vaticano erano tre: “l’uno chiamasi Forno Segreto, in cui si cuoce ogni dì
il pane, che comunemente chiamasi Papalino, ed è quello, che servir deve in particolare
per la bocca del Sovrano”, ovvero il Papa. Poi c’era il “Forno Comune” dove si
produceva il pane per la “numerosa Famiglia Pontificia” e quello destinato in
parte in beneficenza, “alle miserabili Famiglie di Roma”. Infine c’era un terzo
forno, detto del “Possesso”, che serviva a sfornare pagnotte per tutta la città
di Roma nel giorno “solenne” in cui il nuovo Papa prendeva possesso del soglio
pontificio.
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