SAN CARLO E LE PATATINE

Suonerà un po’ irriverente ma il grande San Carlo Borromeo, il vescovo di Milano che la Chiesa celebra il 4 novembre, ha (suo malgrado) dato il nome ad un marchio di famose patatine. Siamo nel 1936 e una rosticceria di Milano, in via Lecco, ebbe l’idea di creare queste patatine croccanti e anziché fare un’indagine di mercato o cercare nomi esotici diede il nome a quel prodotto del tutto innovativo prendendo spunto dalla vicina chiesa di San Carlo al Lazzaretto.
Questa piccola chiesa, dove tra l’altro si incontrarono Renzo e Lucia dei Promessi Sposi, sorge al centro di quello che era appunto il Lazzaretto dove durante la peste che colpi Milano nel 1576 erano ricoverati i malati. La chiesa aveva forma ottagonale e varie aperture cosicché le funzioni
potevano essere seguite anche dai malati che si trovavano fuori dall’edificio. Sull’altare c’è una tela che rappresenta San Carlo in visita agli appestati.
Nato nel 1538 ad Arona (Novara), San Carlo Borromeo era di famiglia nobile. Studente brillante a Pavia, venne poi chiamato a Roma, dove venne creato cardinale a soli 22 anni. Fondò a Roma un'Accademia, poi fi inviato al Concilio di Trento; nel 1563 fu consacrato vescovo e inviato sulla Cattedra di sant'Ambrogio di Milano, una diocesi vastissima che si estendeva su terre lombarde, venete, genovesi e svizzere. Un territorio che il giovane vescovo visitò in ogni angolo, preoccupato della formazione del clero e delle condizioni dei fedeli. Fondò seminari, edificò ospedali e ospizi. Utilizzò le ricchezze di famiglia in favore dei poveri. Impose ordine all'interno delle strutture ecclesiastiche, difendendole dalle ingerenze dei potenti locali. Durante la peste del 1576, come dimostra la chiesa a lui intitolata, assistette personalmente i malati. Appoggiò la nascita di istituti e fondazioni sempre guidato dal suo motto episcopale: “Humilitas”. Morì a 46 anni, consumato dalla malattia il 3 novembre 1584.



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