Uno dei più antichi
trattati di enologia si deve a Sante Lancerio, storico e geografo, ma soprattutto
bottigliere di Papa Paolo III. Siamo nel XVI secolo e Lancerio, attento
conoscitore di vini, ha riassunto le sue conoscenze in un’opera - “Della natura dei vini e dei Viaggi di Paolo
III” - dedicata al cardinale Guido Ascanio Sforza nella quale analizza
con precisione gusto e retrogusto, aspetto e profumo ma soprattutto
l’accostamento del vino ai cibi. La corte papale nel periodo del Rinascimento,
non era nuova nella ricerca di raffinatezze, e Paolo III Farnese (pontefice dal 1534 al 1549) era un attento
degustatore, anche se lo ricordiamo più per altre vicende, come la scomunica di
Enrico VIII o l’inaugurazione del concilio di Trento.
Lancerio, seguiva il Papa nei suoi viaggi e,
come quando era in sede, si impegnava nella preparazione di una tavola
perfettamente imbandita, servendosi di maestri della cucina quali Giovanni de Rosselli e Bartolomeo Scappi.
Il suo libro è anche uno spaccato di storia del periodo rinascimentale: tratta
dei viaggi del Papa e analizza circa cinquanta qualità di vino che sono da
degustare a secondo delle situazioni ma anche dello stato d’animo. L’autore
loda i vini italiani ma mostra di apprezzare anche quelli francesi e spagnoli.
Dei vini italiani sono in cima alla sua classifica Malvasia, Greco d’Ischia e
Vernaccia di San Geminiano.
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