IL PANINO DEL DIALOGO

“Da un male Dio ha voluto nascesse un bene”: così padre Gabriel Bekhit, francescano di Suez, in Egitto, racconta la devastazione della sua chiesa a opera degli islamisti. Ma poi anche la rinascita della sua parrocchia e un rinnovato dialogo anche con i musulmani della zona, nato grazie ad un panino.
Era il 14 agosto del 2013, una data che i cristiani d'Egitto hanno stampata nella memoria, quando in un solo giorno furono bruciate contemporaneamente oltre sessanta chiese. Toccò anche ai frati francescani raccogliere i cocci della devastazione. A Suez, per esempio, al convento dell'Immacolata Concezione. Padre Gabriel racconta come nella furia delle violenze dovette togliersi il saio per non essere riconosciuto e ucciso. Tutto devastato in un paio d'ore. E lui, ora che la Chiesa è stata risistemata, ha voluto tenere in bella vista la statua di San Francesco senza testa e senza mani. Per non dimenticare. Anche se oggi dice come "dopo quell'attentato la comunità sia diventata più solidale. Dio ha voluto che da un a male nascesse un bene".
E racconta anche del cammino di dialogo, non facile ma possibile, con i musulmani. Dopo quella devastazione, i frati sono comunque rimasti lì. “Sentivamo una forza all’Alto che ci diceva di restare”, dice Padre Gabriel. Poi racconta del Ramadan successivo e di un suo parrocchiano che voleva acquistare un panino. “I negozi intorno erano aperti ma non volevano vendere i panini ai cristiani perché i proprietari, musulmani, non potevano mangiare. Allora sono andato io in quella bottega e ho chiesto al negoziante di ragionare. Gli ho chiesto: ‘Perché tieni aperto il negozio se non vuoi vendere?’ Allora lui ci ha pensato e ha chiesto scusa. Ora io, durante il Ramadan, accendo una lampada con il nome di quel negozio che diede da mangiare ai cristiani”. E dopo quel momento di disgelo ora è anche possibile che a Natale, nei dintorni della parrocchia francescana di Suez, i musulmani addobbino a festa i loro negozi e regalino Coca-Cola e gelati ai bambini cristiani in festa. “Prima dell’attentato questo non accadeva. E allora ringrazio Dio – conclude padre Gabriel - perché da quello che appariva come un male, alla fine Dio ha voluto un bene”.

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