AZZIMI


Gli azzimi nella Bibbia, il loro significato e il coraggio di cambiare. Una lettera di don Tonino Bello che Papa Francesco ha voluto omaggiare con la sua visita in Puglia.

Carissimi,
Qualche volta le parole difficili, invece che complicare le cose, aiutano a capirle. Se non altro, perché incuriosiscono. La parola azzimi è una di quelle. Ricordo che per le sue allusioni a misteriose usanze da beduini provavo sempre fastidio ogni volta che durante la messa di Pasqua ricorreva l’oscuro invito di San Paolo a celebrare la festa «con azzimi di sincerità e di verità» (I Cor 5,7,8). Ma che cosa sono questi “azzimi”, finché un giorno mi sono deciso ad approfondire la cosa e la scoperta dei significati nascosti sotto quel termine mia ha così arricchito che oggi la faccenda degli azzimi costituisce il pezzo forte delle mie omelie di Pasqua. Dunque dovete sapere che quando arrivava la primavera e con la raccolta dell’orzo nuovo cominciava il nuovo anno agricolo gli ebrei nomadi per arcaiche consuetudini eliminavano il vecchio lievito conservato nella madia. Anzi proprio per il bisogno di inaugurare un nuovo ciclo vitale distruggevano ogni antico fermento che si trovasse nelle case. Un’esercitazione senza dubbio meno pericolosa di certe nostre consuetudini di gettar via dalla finestra nella notte di capodanno piatti e stoviglie che non servono più. Sicché per una settimana mangiavano pane azzimo, senza lievito appunto. Una specie di simbolismo per dire anno nuovo, vita nuova. Una gran voglia di ricominciare tutto daccapo, senza tener conto del passato, una smania collettiva di rigenerarsi radicalmente. Un traboccamento di entusiasmi vergini che eliminasse tutte le croste della decrepitezza antica, un accredito euforico, se volete, alla buona volontà di imboccare strade diverse. Una decisione forte di romperla con le vecchie storie di ambiguità e di dolore. Poi per gli ebrei è venuto il momento dell’esodo dall’Egitto, accede in una notte di primavera proprio nel periodo in cui si mangiavano gli azzimi e la faccenda del pane senza lievito si è caricata di un altro significato. Pane senza lievito perché per il precipitare degli avvenimenti, nella notte della liberazione non si è avuto il tempo di far fermentare la pasta. Gli azzimi quindi sono i pani non lievitati, che nel richiamo di San Paolo vogliono indicare due cose: la novità di vita e la rapidità con cui vanno prese certe decisioni.
Chi solo allora gli interlocutori di questo mio messaggio pasquale? Per un verso tutti colo che non hanno il coraggio di cambiare, che non sanno staccarsi dal modulo, i prigionieri dello schema, i nostalgici del passato, i cultori della ripetizione, i refrattari al fascino della novità, i professionisti dello status quo.
Per un altro verso, coloro che sono lenti nelle scelte. Gli specialisti della perplessità. I contabili pedanti dei pro e dei contro. I calcolatori guardinghi fino allo spasimo prima di muoversi. Gli irresoluti fino alla paranoia prima di prendere una decisione. Gli ossessionati dal dubbio, perennemente incerti se mettersi in cammino.

Don Tonino Bello (15 aprile 1990)

Commenti