In molti paesi contadini il giorno di Pasquetta
c’è l’usanza di benedire i campi e chiedere in preghiera l’intercessione per un
buon raccolto a San Vincenzo Ferrer. Monaco domenicano, nato a Valencia in
Spagna nel 1350 e morto a Vannes in Francia il 5 aprile (giorno in cui è
celebrato dalla Chiesa) del 1419, ha dispensato nella sua vita, oltre a scritti
di grande spiritualità, anche decine e decine di miracoli. Secondo la
tradizione, quando aveva solo cinque mesi fu portato in processione per
chiedere la pioggia e superare la grave siccità che aveva colpito i raccolti.
Poi quando divenne monaco un altro miracolo legato al cibo: era nel convento di
Barcellona quando in tutta la Spagna c’era un grande carestia. In città
aspettavano da tempo una nave che doveva portare il grano dalle Fiandre ma il
mare grosso non lo consentiva. Allora Vincenzo assicurò i confratelli che la
sera stessa sarebbe arrivata la nave; e così fu.
Vincenzo si trovò a vivere al tempo del grande
scisma d'Occidente, quando i papi erano due e poi addirittura tre. Ancora
giovane domenicano, era stato notato da Pietro de Luna, legato del papa
avignonese. Seguendo da vicino il cardinale, si rese però conto che la Chiesa
aveva più che mai bisogno del ripristino dell'unità e della riforma morale.
Incominciò allora la sua attività di predicazione. Nel 1394 il suo protettore,
il cardinale de Luna, divenuto papa con il nome di Benedetto XIII, lo nomina
suo confessore, cappellano domestico, penitenziere apostolico. Egli intensifica
la sua attività ma nel 1398 si ammala e ha una visione nella quale gli appare Gesù
accompagnato da san Domenico e san Francesco. Il Signore gli tocca la guancia,
lo guarisce e gli ordina di mettersi in viaggio e conquistare molte anime.
Vincenzo lascia allora Avignone ed intraprende vere e proprie campagne di
predicazione in Spagna, Svizzera e Francia, in cui parla dell'Anticristo e del
giudizio finale. Contribuisce così in modo decisivo alla fine dello scisma e al
miglioramento dei costumi. Morì a Vannes nel 1419.
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