Nella Casa circondariale femminile di Rebibbia c’è un terreno coltivato
con metodo biologico e allevamenti di
animali come pecore, conigli, polli e tacchini. Grazie a questa piccola “fattoria” è
diventato realtà un progetto di un caseificio, grazie al quale alcune detenute
hanno imparato a produrre
formaggio. L’iniziativa, che ha preso il nome di “Cibo Agricolo Libero”, ha permesso di
trovare un impiego retribuito anche ad altre donne.
“Un modo – sottolineano i
promotori - per contribuire a buttare giù un pezzo di muro di incomunicabilità
tra chi è dentro e fuori il carcere, il tutto attraverso l’apprendimento di
un mestiere”.
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