"Il problema della fame e della
malnutrizione nel mondo è molto più di una questione di produzione", in
larga parte esso è la conseguenza di una distribuzione iniqua delle ricchezze,
ma anche della "cultura dello spreco" delle società consumistiche.
Così mons. Bernardito Auza, Osservatore permanente alle Nazioni Unite alla sessione
dell'Assemblea generale dell'Onu su "Sviluppo agricolo, sicurezza
alimentare e nutrizione". "La mancanza di progressi tangibili negli ultimi due decenni - ha
osservato mons. Auza - evidenzia le difficoltà pratiche di ridurre la fame nel
mondo sotto la soglia degli 800 milioni, come anche la persistente
vulnerabilità di larghe fasce della popolazione mondiale ai disastri naturali e
ai cambiamenti climatici". I
conflitti armati - ha concluso mons. Auza - non solo alimentano la fame e
le carestie, ma "sono il fattore principale di tutte le forme di
sottosviluppo, di spostamenti massicci di popolazione e di gravi violazioni dei
diritti umani".
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