Seny Diallo è un giovane senegalese arrivato
in Italia sei anni fa, dopo essere stato salvato in mare da una motovedetta
italiana. Arrivato a Lampedusa è stato poi trasferito al centro di accoglienza
di Aidone, in provincia di Enna, gestito dall’associazione “Don Bosco 2000”,
una realtà animata da laici salesiani.
Ma Seny ha fatto un altro viaggio meno
consueto: quello di ritorno a Tambacounda, l’anno scorso, come protagonista di
un progetto di cooperazione circolare, per costruire un pezzo di futuro per sé
e per la sua terra. A raccontare la storia è Avvenire.
Nella regione di Tambacounda ha portato le
conoscenze in campo agricolo e tecnologico apprese durante il percorso di
formazione in Italia, e insieme ad alcuni giovani connazionali ha avviato
alcuni orti attrezzati con pannelli solari e impianti di irrigazione a goccia
per consentire una produzione che non si limiti ai quattro mesi della stagione
delle piogge ma si estenda a tutto l’arco dell’anno.
«In questo modo i migranti trasferiscono nei Paesi di origine le competenze apprese in
Italia ed entrano in un ciclo di “andata e ritorno” in cui
diventano protagonisti di una cooperazione circolare – spiega ad Avvenire
Agostino Sella, presidente dell’Associazione Don Bosco 2000 che gestisce alcuni
centri di accoglienza per migranti in Sicilia –. Per noi laici salesiani è un
modo per tenere viva oggi l’eredità di don Bosco, un uomo che trovava sempre il
modo per rispondere alle urgenze del suo tempo». Anche Seny parla di don Bosco:
« Io, musulmano, lo rivedo oggi nei volti degli amici cristiani che seguono il
suo esempio e mi stanno accompagnando in un cammino che valorizza le mie
capacità e mi aiuta a dare futuro alla mia terra».
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