C’era un rapporto tutto speciale tra Papa Giovanni
XXIII, la terra e il mondo rurale. Lo scrive l’Osservatore Romano. «A pranzo
preferiva il minestrone bergamasco, che gli rinnovava il sapore stesso
dell’infanzia e soprattutto della povertà», raccontava il cardinale Loris Capovilla,
suo segretario personale.
Il rapporto con la terra e l’agricoltura
traspare, ad esempio, negli accorati saluti rivolti ai coltivatori agricoli
ricevuti in udienza ogni anno del suo pontificato. «Ci è tanto gradito vedervi
qui, perché scorgiamo in ciascuno di voi come altrettante persone care. Quando
infatti Ci troviamo in mezzo a coloro che, lavorando la terra, impiegano così i
talenti loro affidati da Dio, e adempiono la loro missione e vocazione, il
Nostro pensiero va a quel mondo rurale, che per Noi racchiude tanti ricordi
buoni ed amabili» (Ai partecipanti al ii Convegno nazionale italiano degli
agricoltori, 18 novembre 1959).
«La buona gente dei campi, la cui opera,
compiuta con silenziosa fatica e spirito di sacrificio, costituisce certamente
uno dei fattori più importanti dell’economia mondiale » (Discorso ai
coltivatori diretti in occasione del XV Congresso nazionale della
Confederazione italiana dei coltivatori diretti, 19 aprile 1961).
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