La fabbrica di Montefibre ad
Acerra, Napoli, decise di chiudere e un gruppo di operai anziché rassegnarsi ad
un futuro senza certezze ha deciso di prendere nelle mani il proprio futuro
aprendo un opificio. La
svolta – racconta l’Osservatore Romano - è stata l’incontro con due “soci”
finanziatori del loro progetto: il vescovo della loro città, Acerra, e la Cei.
Monsignor Antonio Di Donna e la conferenza episcopale hanno aperto la cassa
dell’otto per mille e hanno scommesso insieme a loro donando a fondo perduto
una cifra di circa centomila euro. Gli ex operai del polo chimico, oggi riuniti
nella cooperativa Conte@cerra, stanno così per lanciarsi sul mercato della
canapa bio: solo olio e farina al momento per avviare l’attività. Con la
prospettiva di allargarsi ad altri prodotti alimentari di alta qualità e alla
ecocosmesi. E, soprattutto, di fare rete con le tante piccole realtà produttive
nate come la loro.
Ora è allo studio anche un ‘bollino’, che accompagni sul mercato i prodotti della terra
coltivati secondo un durissimo disciplinare nuovo: quello dell’ecologia
integrale. Obiettivo è creare un
tessuto di solidarietà e cooperazione, anche tramite l’accorpamento degli
appezzamenti, una pianificazione collegiale di strumenti e canali,
l’alleggerimento della fatica fisica e la valorizzazione delle eccellenze che
ad Acerra, già detta giardino del re di Napoli, sono un’infinità: dal San
marzano, ai carciofi, ai fagioli dent’ e muorto.
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