A TAVOLA SUL MONTE ATHOS


La rinascita del monastero di Milopotamo sul Monte Athos è stata possibile anche recuperando il senso dell’accoglienza e della condivisione della tavola. Agli inizi di questo secolo – riferisce l’Osservatore Romano - un monaco che era stato per molti anni a San Pavlo e poi in Terra Santa a Santa Caterina, ebbe notizia della situazione di quel monastero in decadimento e della possibilità di chiederne la conduzione. Il monaco, che si chiama Epifanio, fu affascinato dal progetto e ne fece la ragione della propria vita.
Ottenuti i diritti di uso dell’immobile vi si trasferì a vivere nelle condizioni in cui si trovava. Lo raggiunse un secondo monaco, Joakin, e alcuni artigiani che accettarono di condividere l’impresa della ricostruzione e dell’ampliamento dell’edificio originale, eretto attorno a una antica torre di guardia a picco sull’Egeo.
Mentre si rifacevano tetto e pareti cadute, Epifanio volle occuparsi di due aspetti pastorali della kèlla, legati alla sua vocazione: l’accoglienza e la produzione di vino. Venne costruita una piccola foresteria in grado di accogliere in semplicità una decina di ospiti e furono piantati alcuni ettari di vigneto. 
Il vino che produce è conosciuto e apprezzato in Grecia e anche al di fuori dei suoi confini e la foresteria è quasi sempre piena di pellegrini che sono accolti con grande gentilezza. Provengono da molte parti del mondo, anche dall’Italia.
Epifanio – scrive ancora il giornale vaticano - è un ottimo cuoco, a lui si affida il monastero di Iviron per la cura del grande banchetto organizzato per la ricorrenza dell’Assunzione. Nel Monte Athos, che secondo tradizione è il giardino della Madonna, la festa ha una importanza particolare. La cucina non è dunque una funzione secondaria a Milopotamo; preparare un piatto per qualcuno un atto d’amore molto significativo, che ha il pregio della concretezza e dell’immediatezza. Allo stesso tempo, attraverso la preparazione dei cibi Epifanio conserva e comunica esperienze della memoria monastica, fatta di ingredienti poveri, di digiuni e della proibizione di mangiare carne, ma capace ugualmente di realizzare piatti gustosi e raffinati.

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