LE BEATINE DI GHEMME



L'origine delle Beatine di Ghemme (Novara) risale all'Ottocento, quando 

venivano vendute sulle bancarelle in occasione della fiera della Beata Panacea,nei giorni della sua festa, dal primo venerdì di maggio fino alla domenica seguente. Secondo la tradizione, i pellegrini giunti a Ghemme acquistavano i biscotti e poi si recavano in chiesa. Qui si svolgeva il rito di benedizione, che consisteva nel calare il sacchetto con i dolci all'interno del sepolcro della Beata, al centro della chiesa, dove era sepolto il corpo di Panacea fino alla costruzione dell'attuale chiesa parrocchiale.

Panacea nacque a Quarona, a circa 30 chilometri da Ghemme, nel 1368, da Lorenzo de Muzi e Maria Gambino, originaria di Ghemme. La morte prematura della madre indusse Lorenzo a risposarsi con Margherita, nativa di Locarno Sesia. In seguito al matrimonio del padre, Panacea, da sempre dedita alle buone azioni e alla preghiera, iniziò a subire continui maltrattamenti da parte della matrigna. Questa la faceva lavorare senza sosta, facendole custodire il gregge sui monti, filare la lana e raccogliere la legna. La tradizione vuole che, mentre Panacea era intenta alla preghiera, fossero gli angeli a lavorare al posto suo. Una sera del 1383 la matrigna, non vedendola arrivare insieme al gregge, che da solo era tornato all'ovile, si recò a cercarla sul monte Tucri, trovandola in preghiera. Furibonda, la colpì violentemente e ripetutamente con la rocca che usava per filare, uccidendola sul colpo. Resasi conto di quello che aveva fatto, la donna si gettò in un vicino burrone. Le campane della vicina chiesa di San Giovanni si misero a suonare attirando la popolazione di Quarona; trovarono il corpo di Panacea accanto al fascio di legna che ardeva senza consumarsi. La tradizione vuole che solo con l'arrivo del Vescovo di Novara si poté sollevare il corpo e porlo su un carro portandolo verso il paese. Giunto in un campo, il proprietario non volle che vi fosse seppellito, e i vitelli, da soli, condussero Panacea fino a Ghemme, fermandosi vicino alla chiesa parrocchiale di Santa Maria dove era stata sepolta la madre, il primo venerdì di maggio del 1383.
La Chiesa ricorda la Beata Panacea il 27 marzo ma la diocesi di Novara la festeggia il 5 maggio; in Val Sesia le celebrazioni sono il primo venerdì di maggio.

Ecco la ricetta delle beatine

Ingredienti

- 150 g di mandorle
-     150 g zucchero a velo
-      1 uovo
-      250 g farina bianca
-      150 g di burro
-      Buccia di un limone grattato
-      Un pizzico di sale

Procedimento

Pestate le mandorle, passatele al frullatore fino ad ottenere una farina.
Mettete questa farina in una bacinella, unite poco alla volta lo zucchero al velo e l’uovo intero, lavoratela con una spatola.
Mettere la farina bianca setacciata sul tavolo, fatele un foro in mezzo e unite il primo impasto con il burro rammollito, il sale e la buccia di un limone grattugiata.
Impastate con le dita velocemente per ottenere un impasto più consistente. Lasciatelo riposare per circa un’ora spolverate di farina e coprite con un panno.
Disegnate l’immagine della beata alta circa 10cm su un cartoncino bianco.
Spolverate il tavolo di farina, tirate la pasta allo spessore di circa un centimetro, ponete l’effige della beata sulla pasta e ritagliatela con la punta del coltello.
Passate l’impasto su di una placca imburrata ed infarinata e cuocetelo in forno a 170°, fin quando sarà dorata.

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